La notte

 "Liberati di me." Avrei dovuto dirgli questo, semplicemente. Dopo quella notte, quella buia notte in cui ero ritornata, dopo avergli dato un assaggio di me, dopo averlo di nuovo sentito nelle mie ossa, il primo pensiero dominante era stato comunque rappresentato dalla fuga. Ci sarà un motivo se dopo l'orgasmo il primo istinto è quello di dormire, mi dissi tra me e me. Quando si dorme ci si isola dal mondo, dagli altri, persino da se stessi, per questo si sta bene. Giorgio mi odiava visceralmente quando facevo così. Mi giravo con eleganza e sprofondavo negli abissi del sonno, immaginandomi distesa in qualche spiaggia tropicale, sorridente, abbronzata, sola. Poi mi svegliavo di colpo verso le quattro del mattino, mi rivestivo quatta quatta, come un ladro dalle tasche piene ormai indifferente davanti ad altri bottini, e silenziosamente, me ne andavo. Se proprio si svegliava mi ritrovavo a borbottare qualcosa di indecifrabile, assurdo, assoluto. Una sentenza gentile pronunciata con toni amorevoli, una mezza promessa che ne nascondeva un'altra, un sorriso malizioso. "Dormi, poi ti richiamo. "Non era cattiveria o falsità la mia, era il mio unico uomo, e stare con lui mi piaceva, in quel momento credevo sul serio che lo avrei richiamato a breve. Ma poi no, passava il tempo, forgiava i miei pensieri, si divideva in lavoro, impegni e ambizioni, e quando arrivava il turno di Giorgio, quel tempo che mi pareva così ampio, era stranamente finito. Giorgio era fantastico, altrimenti non ci sarei mai uscita. Cenavamo in posti maestosi, mi stupiva con regali e abbracci, era dolcemente geloso, intimamente convinto che ogni uomo sulla faccia della terra fosse perdutamente innamorato di me. Questo in lui mi provocava un misto di tenerezza e interesse. Per questo provavo un grave senso di colpa ogni volta che ci vedevamo, ma poi mi dicevo che in fondo sapeva ciò che ero, sapeva cosa provavo, riconosceva nei miei gesti quella freddezza inequivocabile che prova solo chi, come me, non riesce ad amare profondamente nessuno. E allora perchè non lasciarsi andare, perchè non scoprirsi ancora, non viversi il momento, in fondo a letto il cuore si poteva anche mettere da parte, purchè funzionasse il cervello, ed il mio era sempre attivo. Non davo affetto ma fantasia, non davo calore ma passione, non potevo essere così malvagia. Quindi mi alzai di nuovo, sempre di soppiatto, mi rimisi la camicetta frettolosamente, la gonna, non trovai il reggiseno ma decisi che quell'oscurità avrebbe reso invisibile anche il mio seno, una seconda soda e minuta che non meritava neanche un vero e proprio sostegno. Fissai velocemente Giorgio, presi la mia borsa e uscì di casa. Forse, tra qualche mese, ci saremmo visti di nuovo. Pensai a cosa mangiare una volta giunta a casa, ma poco dopo mi giunse un suo messaggio. Non lo lessi. Sapevo di cosa avrebbe voluto parlare, ma ero troppo stanca per farlo. Come si fa a parlare d'amore alle cinque del mattino. 

  

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