La donna perfetta

Era la donna perfetta per le esigenze di Fabio la dolce e formosa Elvira. Nessuna soggezione, nessuna gelosia verso di lei, solo il piacere di sentirsi a proprio agio, senza dover fingere, ne offrire per primo quella cena che tanto gli pesava regalare alle donne. Lui ne era contento. Certo, il sesso non esplodeva fra loro, mai aveva provato quel desiderio possente di averla nel suo letto, di impressionarla, di mostrare il meglio di se stesso per vedere il suo volto illuminarsi, questo no. Ma nel complesso andava bene, e già dopo qualche uscita quella ragazza era sembrata adatta a stare con lui, a far parte del suo mondo. Amica di amici, era stata lei a far la prima mossa. Qualche messaggio, di quelli sintetici e diretti, poi erano andati a prendere una piadina, e ognuno aveva ovviamente pagato per se, emblema delle severe idee di lui che rifuggivano ogni qualsiasi forma di galanteria. Lei si era adeguata docilmente, un po’ ci era abituata, non ricordava che qualcuno le avesse mai offerto qualcosa, a parte forse il giorno del suo compleanno. Simpatica e accogliente quasi come una madre, spontanea come una sorella, rumorosa come un amico, di quelli a cui non si risparmiano neanche gli ingorghi intestinali più grossolani, perché tanto capirebbe, e riderebbe. Capelli cortissimi e rossi, corporatura robusta, occhi chiari e a volte tristi, nata fra luglio e agosto, forse per questo emanava calore e comprensione, un po’ come l’estate. Cresciuta a "ciabattate educative" e insulti, si sentiva così a suo agio con il disprezzo da non capire neanche quando fosse rivolto a lei, arrivando a considerarlo normale. Era una bella ragazza nel complesso, lui non poteva lamentarsi di nulla, inoltre aveva anche una buona dose di umiltà che la rendeva una potenziale moglie perfetta. In casa ogni tanto litigavano, qualche oggetto lasciato in giro, un bicchiere rotto, quel cibo giapponese che a Fabio proprio non andava giù, e poi le corse con gli amici, il calcio, i derby che tanto silenziosamente lei detestava, ma che subiva per non apparire pesante o viziata. È sorprendente vedere come il look di una persona si trasformi drasticamente quando prende confidenza con qualcuno, Elvira se ne era accorta quasi subito e questo aspetto della storia l’aveva delusa non poco. Non che lui all’inizio fosse un’ adone, ma dopo la convivenza, iniziata peraltro in tempi piuttosto brevi, Fabio era decisamente più trasandato. A dirla tutta, anche lei a volte non aveva voglia di mettersi in ghingheri, forse perché intuiva di non essere esattamente la donna dei suoi sogni, quindi girava con un pigiama vecchio e largo, lui indossava spesso una tuta ormai provata dal tempo e dai lavaggi, diverse volte l’aveva anche vista andare al bagno e emettere suoni non particolarmente eleganti. Spesso chiacchieravano e guardavano serie tv, poi organizzavano i weekend. Le rispettive famiglie andavano molto d'accordo, gli amici pure. Questo bastava ad entrambi. Una volta, avendo lui un certo languorino che non riguardava il palato, era quasi piombato nel letto di lei di notte, dopo che per quasi cinque giorni non si erano parlati a causa di un futile litigio. Quella sera aveva anche lasciando in sospeso una partita con la play. Inutile girarci intorno, la voglia di sfogarsi sessualmente cominciava a farsi sentire, e dopo averla convinta in ogni modo lei si era finalmente decisa a dargli ciò che voleva, mentre ancora in tuta e maglia sgualcita si stropicciava gli occhi, poi lui si era girato e aveva ripreso a dormire. Persino la consolle era rimasta accesa. Il tutto era avvenuto con qualche parola dolce e qualche carezza ovviamente. In fondo con lei stava benissimo. E si considerava fortunato. La cosa che più gli piaceva di Elvira era che con lei non doveva darsi da fare, mai. Una donna che capiva le sue esigenze, vi si adeguava, e non si arrabbiava doveva essere molto intelligente, o almeno questo le ripeteva lui, mentre la donna sorrideva felice. Le altre si facevano mille problemi per "grandi cazzate", lei era diversa e doveva solo andarne fiera. Con questo mantra era riuscito a renderla quasi come voleva, se avesse potuto si sarebbe stretto la mano da solo per quanto era stato in gamba. Era anche aiutato dal fatto che Elvira venisse da una famiglia dedita al sacrificio, la madre aveva avuto cinque figli e si era dedicata a loro dimenticandosi di se stessa, la nonna di lei era quasi morta di lavoro e pareva andare fiera degli sforzi sovraumani che faceva. La sua vita ruotava intorno alla lavatrice, ai panni da lavare, a tutti i sogni che aveva finto di non avere. Sin da piccola, Elvira era stata abituata a dare importanza alle cose" che contavano", cose però decise da altri. Quindi, se ci restava male perché il compagno sorrideva come un gallo alla commessa, o se il fidanzato si profumava per la bella collega, pur soffrendo molto, faceva finta di nulla e andava avanti. Stava zitta e pensava invece al mutuo, al gattino da pulire, ad organizzare il compleanno per la cugina di secondo grado. Per lui una donna del genere rappresentava una benedizione, anche se certe volte sarebbe scappato lontano. Per questa sua abitudine all'essere servito e assecondato, quando incontrò Susan pensò che fosse esageratamente antipatica. Supponente, snob, dall’aria vaga e misteriosa, il primo istinto era stato di mandarla a quel paese, senza mezzi termini. Capelli lunghissimi , jeans e top, uno sguardo di quelli che fanno bollire il sangue. Suzana detta Susan era una sua collega arrivata da poco in azienda, viveva sola e aveva uno strano potere su di lui, la rendeva particolarmente antipatica. Ad esempio, se lui doveva dire qualche parolaccia e lei era nei paraggi, si vergognava. Non sapeva neanche il motivo. Ne aveva parlato molto anche con Elvira, che non aveva saputo cosa dirgli. Spesso le capitava di non sapere cosa rispondergli, voleva solo farlo contento. Secondo i genitori di Fabio quella collega graziosa doveva essere una diavolessa. Si prendeva i suoi spazi, viaggiava da sola, una volta a lavoro erano arrivate delle rose rosse da un suo amico, e lei aveva solo sorriso, come una che ci è abituata. E poi, dicevano che usciva con gli uomini e spesso li lasciava a bocca asciutta. E questi la corteggiavano ancora di più. E se la spassava, e rideva, o si arrabbiava, viveva, era il centro di se stessa, pulsante, dura, decisa. Chissà se anche con lei sarebbe riuscito a sfogarsi fugacemente nel cuore della notte mentre la convinceva che anche quello era amore. Probabilmente no. Per questo la odiava tantissimo, troppo, per essere una sconosciuta qualsiasi. 

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